Stromboli, il suo vulcano attivo e le sue eruzioni, sono da decenni oggetto di studio, di osservazione scientifica e monitoraggio attuato con i più sensibili strumenti di misurazione.
Ma come veniva vissuta e giustificata l’attività stromboliana in passato, quando Iddu e la sua voce erano un mistero per tutti?
Le eruzioni, che si manifestavano a volte improvvise, a volte con segni premonitori che alcuni, pochi, riuscivano a decifrare, sono sempre state al centro di storie e  leggende, che sono state  tramandate di padre in figlio per molte generazioni, fino ad assumere dei riferimenti temporali e spaziali ben precisi e una verosimiglianza che lascia il dubbio sul confine tra immaginazione e realtà.
I “racconti sotto il vulcano” nascono così da una mescolanza di sacro e profano, di personaggi legati al culto e altri legati alle superstizioni o alle credenze popolari.
Di fronte ad una forte eruzione dello Stromboli, gli abitanti dell’isola per avere salva la vita, si affidavano a Dio o al loro Protettore San Bartolomeo.
Spesso invece, si rifugiavano nella superstizione, immaginando un mondo sovrannaturale  in cui fattucchiere o majare, erano la causa di quelle eruzioni così violente che innescavano a loro piacimento, quasi per capriccio.
 Ma come sempre, la magia più forte è il legame che il vulcano instaura con chiunque poggi il piede sulla sua morbida sabbia nera. Un legame di amicizia, di amore o di inguaribile turbamento, un inspiegabile sentimento nei confronti della propria terra che nessuno, anche chi è dovuto partire, si è mai sentito di tradire o di dimenticare.